La Mia vita ai tempi del Coronavirus

Quella è stata l’ ultima uscita fuori dal mio comune di residenza, prima che anche in Sardegna bloccassero tutto a causa dei COVID-19, il famigerato Coronavirus.

Adesso che scrivo, il 7 Aprile 2020, siamo chiusi in casa, come il resto degli Italiani e gran parte degli Europei e della popolazione Mondiale.
Usciamo con in tasca la autocertificazione che attesta uno dei motivi per i quali, da Decreto, è possibile uscire ( fare la spesa, lavorare, motivi di salute, portare fuori il cane).
Siamo noi e le persone che vivono con noi, nelle nostre stanze, nella nostro divano, nella nostra sedia preferita, davanti al computer o alla televisione, cercando di passare il tempo, di lavorare, di riflettere, di comunicare…
Stiamo provando qualcosa mai provata prima, per una generazione come la nostra, che mai aveva visto una privazione della libertà personale così importante .

Ci siamo resi conto, all’ improvviso, che tutto quello che si faceva in maniera naturale e automatica ora non lo si può più fare.
Abbiamo preso consapevolezza che nulla c’è più di sicuro e che tante cose che abbiamo sempre dato per scontate, in realtà scontate non lo sono proprio.

Il Mondo per tanti si è come fermato, in attesa di qualcosa di nuovo e di diverso che non si sa bene quando potrebbe arrivare.

In tanti hanno perso il lavoro e in molti hanno visto ridimensionarsi quello che facevano.

Il nostro core business è il turismo e in questo momento tutto è fermo.
A Londra e Parigi come nel resto del Mondo non si viaggia più, fino a data da destinarsi.
La nostra attività di servizi turistici è totalmente bloccata con un conseguente azzeramento delle entrate e una continua emorragia di spese come mutui, abbonamenti per gli strumenti di lavoro, bollette, tasse…
Gli Stati promettono aiuti ma ancora a oggi non si è visto nulla.
In Italia è stato promesso, per noi piccoli imprenditori, un bonus di 600 euro per il mese di marzo e forse 800 per quello di Aprile.
Pochi spiccioli che in tempi di magra diventano vitali ( quasi 3 milioni di richieste) per tutta una fetta di lavoratori partite IVA che mai sono state prese in considerazione, private da sempre di ogni minima tutela da parte dello Stato..
Anni di sacrifici buttati al vento con migliaia di piccole e medie imprese come la nostra destinate al fallimento se non si riesce a cambiare, ancora una volta, prospettiva e visione.
Questo vale nel lavoro come nella vita, mia e di tante centinaia di migliaia di persone come me.

Ma noi non siamo abituati ad arrenderci!




Andrea Serra

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